Il cinema si è fatto
portavoce del malessere di quella parte di società stritolata
dalla crisi e diversi sono i registi che hanno portato sul
grande schermo la dura realtà attuale dei lavoratori, da Ken
Loach a i fratelli Dardenne con il recente "Due giorni, una notte".
Ma la crisi economica sta incidendo pesantemente anche su chi lavora nel cinema. Un esempio si è avuto pochi giorni prima di Natale, quando alcuni dipendenti della "Circuito Cinema Genova", che gestisce alcune sale dal capoluogo ligure, sono scesi in sciopero per protestare contro il taglio di quasi il 50% degli stipendi. A subire tale trattamento sono stati coloro grazie ai quali materialmente i cinema possono funzionare e destino ha voluto che in una delle sale fosse in programmazione proprio l'ultima opera di Ken Loach, vero e proprio "regista simbolo" per i lavoratori. Tuttavia i lavoratori che sono scesi in sciopero hanno denunciato come il taglio degli stipendi da loro subito sia da addebitare non solo alla crisi, che spinge a eliminare la visione di un film sul "grande schermo", ma anche alla possibilità di vedere i film in streaming grazie ai servizi TV come questo. Ed effettivamente è indubbio che quello in atto sia un cambiamento epocale nel modo di fruire la "settima arte", visti i tanti servizi (come ad esempio "Infinity") che consentono di vedere un film direttamente da casa senza dover andare al cinema, il tutto a un costo molto conveniente.
Ma quanto accaduto a Genova è soltanto l'ultimo dei segnali che certificano come anche chi lavora nel cinema si trova in una situazione di grande difficoltà. Ad esempio a inizio dicembre i lavoratori di "Cinecittà" sono tornati a protestare a difesa non soltanto della propria occupazione, ma anche di un simbolo dell'Italia. Rispetto al 2012, anno in cui la situazione lavorativa dei dipendenti di "Cinecittà" ha cominciato a farsi difficile, la cassa integrazione è diventata la realtà per 39 di loro e 90 hanno invece sottoscritto il cosiddetto "contratto di solidarietà".
I lavoratori hanno puntato il dito contro la società che gestisce "Cinecittà", la quale vede al timone personaggi come De Laurentiis e Diego Della Valle: il piano di rilancio è stato un totale fallimento, tanto che l'entrata in liquidazione appare ipotesi tutt'altro che remota. Chi lavora a "Cinecittà", nella manifestazione di inizio dicembre ha cercato di attirare l'attenzione su uno stato di crisi che, se non si interverrà, finirà con il "far perdere al nostro paese un patrimonio culturale che tutto il mondo ci invidia".
Inoltre, nel corso della manifestazione è stato criticato duramente il governo Renzi, che come i precedenti ha attuato una politica di tagli alla cultura, i cui risultati saranno ulteriori chiusure di sale cinematografiche, teatri e poli culturali presenti in Italia.
Tutto questo sembra quasi materiale per un film di Ken Loach, che è da poco tornato nelle sale con "Jimmy's hall. Una storia di amore e libertà". E il regista inglese, c'è da starne certi, potrebbe far sentire presto la sua voce contro le difficoltà che i lavoratori del settore stanno affrontando a causa della crisi e della possibilità di vedere film in streaming, opzione molto utilizzata anche dagli italiani, proprio a causa della crisi.
Il regista infatti non è nuovo a prese di posizioni molto forti a difesa di chi lavora nel mondo della cultura. Tutti ricordano come nel 2012 rifiutò un riconoscimento assegnatogli dal "Torino Film Festival": in questo modo volle solidarizzare con la lotta di alcuni lavoratori del "Museo Nazionale del Cinema di Torino", i quali, licenziati dopo aver subito un forte decurtamento dello stipendio, si sono poi recentemente visti accordare ragione dai giudici, i quali hanno stabilito che il licenziamento era illegittimo.
Ma la crisi economica sta incidendo pesantemente anche su chi lavora nel cinema. Un esempio si è avuto pochi giorni prima di Natale, quando alcuni dipendenti della "Circuito Cinema Genova", che gestisce alcune sale dal capoluogo ligure, sono scesi in sciopero per protestare contro il taglio di quasi il 50% degli stipendi. A subire tale trattamento sono stati coloro grazie ai quali materialmente i cinema possono funzionare e destino ha voluto che in una delle sale fosse in programmazione proprio l'ultima opera di Ken Loach, vero e proprio "regista simbolo" per i lavoratori. Tuttavia i lavoratori che sono scesi in sciopero hanno denunciato come il taglio degli stipendi da loro subito sia da addebitare non solo alla crisi, che spinge a eliminare la visione di un film sul "grande schermo", ma anche alla possibilità di vedere i film in streaming grazie ai servizi TV come questo. Ed effettivamente è indubbio che quello in atto sia un cambiamento epocale nel modo di fruire la "settima arte", visti i tanti servizi (come ad esempio "Infinity") che consentono di vedere un film direttamente da casa senza dover andare al cinema, il tutto a un costo molto conveniente.
Ma quanto accaduto a Genova è soltanto l'ultimo dei segnali che certificano come anche chi lavora nel cinema si trova in una situazione di grande difficoltà. Ad esempio a inizio dicembre i lavoratori di "Cinecittà" sono tornati a protestare a difesa non soltanto della propria occupazione, ma anche di un simbolo dell'Italia. Rispetto al 2012, anno in cui la situazione lavorativa dei dipendenti di "Cinecittà" ha cominciato a farsi difficile, la cassa integrazione è diventata la realtà per 39 di loro e 90 hanno invece sottoscritto il cosiddetto "contratto di solidarietà".
I lavoratori hanno puntato il dito contro la società che gestisce "Cinecittà", la quale vede al timone personaggi come De Laurentiis e Diego Della Valle: il piano di rilancio è stato un totale fallimento, tanto che l'entrata in liquidazione appare ipotesi tutt'altro che remota. Chi lavora a "Cinecittà", nella manifestazione di inizio dicembre ha cercato di attirare l'attenzione su uno stato di crisi che, se non si interverrà, finirà con il "far perdere al nostro paese un patrimonio culturale che tutto il mondo ci invidia".
Inoltre, nel corso della manifestazione è stato criticato duramente il governo Renzi, che come i precedenti ha attuato una politica di tagli alla cultura, i cui risultati saranno ulteriori chiusure di sale cinematografiche, teatri e poli culturali presenti in Italia.
Tutto questo sembra quasi materiale per un film di Ken Loach, che è da poco tornato nelle sale con "Jimmy's hall. Una storia di amore e libertà". E il regista inglese, c'è da starne certi, potrebbe far sentire presto la sua voce contro le difficoltà che i lavoratori del settore stanno affrontando a causa della crisi e della possibilità di vedere film in streaming, opzione molto utilizzata anche dagli italiani, proprio a causa della crisi.
Il regista infatti non è nuovo a prese di posizioni molto forti a difesa di chi lavora nel mondo della cultura. Tutti ricordano come nel 2012 rifiutò un riconoscimento assegnatogli dal "Torino Film Festival": in questo modo volle solidarizzare con la lotta di alcuni lavoratori del "Museo Nazionale del Cinema di Torino", i quali, licenziati dopo aver subito un forte decurtamento dello stipendio, si sono poi recentemente visti accordare ragione dai giudici, i quali hanno stabilito che il licenziamento era illegittimo.
Nessun commento:
Posta un commento